BAGNOLO PIEMONTE (Cn), fraz. Villar. Predella dell’altare della Madonna del Carmelo, nella chiesa di San Giovanni Battista.

madonna-carmelo-altareNella frazione Villar di Bagnolo Piemonte sorge la chiesa intitolata a San Giovanni Battista; nella navata di sinistra si trova l’altare dedicato alla Madonna del Monte Carmelo, patrona della parrocchia. Sull’altare campeggia, in un’elaborata cornice settecentesca, un quadro raffigurante la Madonna del Carmelo con il Bambino sulle ginocchia, attorniata da una corona di quattro angeli; la tavola originale che, insieme alla predella, fu attribuita da Santanera a Giuseppe Giovenone, fu purtroppo trafugata nel gennaio 1974 e il dipinto attuale è una riproduzione abbastanza fedele, opera del saluzzese Vittorio Dotto.

predella-completaL’altare conserva, sotto il quadro, la predella, opera attribuita a Oddone Pascale che porta la data del 2 maggio 1539 (oppure 1529); la datazione è coerente con le caratteristiche degli abiti e delle acconciature dei personaggi ritratti.

 

 

p5p4La prima attribuzione della predella a Giovenone fu respinta da Andreina Griseri e da Aimaro Oreglia d’Isola. L’attribuzione a Oddone è accettata anche da Simone Baiocco e da Bruno Cilento & Massimiliano Caldera. (vedi bibliografia)
La predella raffigura alcuni fedeli ai lati della Vergine o, seondo altre denominazioni, la comunità di Villar ai piedi della Vergine. Pur nelle ridotte dimensioni, i personaggi ricordano quelli del trittico della Madonna del Rosario nella chiesa di San Giovanni a Saluzzo; la differenza e la particolarità è che la predella, probabilmente voluta dall’antica comunità del luogo, raffigura non solo il conte, la sua famiglia e il suo altolocato seguito, ma anche umili abitanti di Villar.
p3p2Il dipinto, su tavola lignea, è stata accuratamente restaurato nel 1991. Santanera ha ipotizzato l’identità di alcuni dei personaggi raffigurati.
Tutti i fedeli sono inginocchiati e, come era tradizione all’epoca nelle immagini sacre, a sinistra stanno gli uomini e a destra le donne, tutte con in mano la corona del Rosario; i due gruppi convergono verso il centro dove è la Madonna.
Sull’estrema destra del dipinto, san Pietro, in piedi, protegge (o incoraggia tenendole una mano sulla spalla) una contadina o una domestica perchè ha un abito molto modesto; seguono due popolane, in abiti semplici e con il grembiule; poi due nobildonne giovani, probabilmente le nuore del conte, che indossano vesti elaborate; ai piedi della Madonna, due nobili dame riccamente abbigliate e con gioielli, presumibilmente la moglie e la figlia del conte.
p1Al centro della predella, sta in piedi la Vergine con in braccio il Bambino benedicente.
Nel gruppo di uomini, all’estrema sinistra, c’è san Giovanni Battista che, in piedi, accompagna o guida un uomo con abiti dimessi che tiene un rosario; poi due borghesi con abiti eleganti; seguono due notabili con ricchi abiti, forse familiari del conte; infine un chierico, riconoscibile per la cotta bianca, probabilmente il prevosto di Villar, e accanto a lui il conte Ludovico Malingri di Bagnolo con un suntuoso mantello rosso.

Per la storia e descrizione della chiesa di Villar si rimanda a:
http://archeocarta.org/bagnolo-piemonte-cn-campanile-di-s-pietro-e-chiesa-di-s-giovanni-battista-villar/

La famiglia dei Malingri conti di Bagnolo, signori di Cantogno, era originaria di St. Génix nel Belley, venne in Piemonte nella metà del 1300 e iniziò una crescente influenza sul territorio di Bagnolo incrementando col tempo le proprietà feudali. Nel 1400 Amedeo di Savoia-Acaja fece spostare la sede del comune dalla località del Villar nell’odierna posizione, più favorevole ai commerci. A Villar sorgeva il primo castello, passato poi ai Savoia e quasi distrutto nel 1592 durante la guerra con i Francesi. L’infeudazione dei Malingri avvenne nel 1412 con un investitura ufficiale da parte del principe Ludovico di Avoia-Acaja (confermata nel 1415 dall’imperatore Sigismondo).

sinistracentroBibliografia:
– Griseri A., Una predella di Pascale Oddone, in Studi piemontesi, XXI (1992), pp. 131 segg.
– Santanera O. Il pittore Giuseppe Giovenone il Vecchio, in: Bollettino storico vercellese 18-1, 1982, pp. 131-175
– Oreglia d’Isola A., Quando il restauro si fa preghiera, in: Corriere di Saluzzo del 29 marzo 1991
– Baiocco S., Oddone Pascale e l’eredità di Gandolfino da Roreto nel Piemonte meridionale, in Intorno a Macrino d’Alba. Aspetti e problemi di cultura figurativa del Rinascimento in Piemonte. Atti della Giornata di studi, Alba 2001, Savigliano (CN) 2002, pp. 103-116
– Cilento B.; Caldera M., Napoleone e il Piemonte – Capolavori ritrovati, L’Artistica, Savigliano (Cn) 2005, scheda 33, p. 214

destraImmagini tratte da https://villar.bagnolopiemonte.com/index.php/la-predella-dell-altare-madonna-del-carmelo

Data: 15 aprile 2019

Rilevatore: Angela Crosta

RUFFIA (Cn). Pilone votivo, affreschi (attribuibili a Oddone Pascale).

PILONE VOTIVO RUFFIA (2)Il pilone votivo, ubicato lungo la strada comunale verso il cimitero (via Vittorio Veneto, 23), ha struttura in muratura di mattoni, in parte intonacata e coperta da coppi. La pianta è triangolare. Il lato rivolto a nord, verso la campagna, è privo di decorazioni, gli altri due presentano affreschi cinquecenteschi (attribuiti a Oddone Pascale, da Baiocco e da Galante Garrone), racchiusi in due nicchie inquadrate da lesene decorate.
pilone_votivoruffia-1000x288-150x150Nella nicchia che dà sulla pubblica via è affrescata la Vergine con il Cristo morto tra S. Sebastiano e S. Rocco, sui piedritti interni e sull’archivolto sono riprodotti motivi decorativi a candelabro e rosoni; in alto sembra sia disegnato il Giudizio Universale.
Le lesene esterne sono abbellite con grottesche, S. Cristoforo e S. Antonio.
L’altra nicchia, rivolta verso un viottolo campestre, presenta l’Assunzione di Maria Vergine circondata da angioletti, con sopra il Cristo e in basso gli Apostoli.
I piedritti e l’archivolto sono decorati a candelabro e rosoni; sopra l’arco S. Giorgio e la Principessa; sulle lesene laterali S. Giovanni Battista e forse S. Francesco, con putti e grottesche.

pilone_votivoruffia-1000x288Riferimenti storici: nel corso del XVI secolo il territorio del saviglianese è conteso fra il Marchese di Saluzzo, Francesco, alleato del re di Francia, Francesco I, e il duca di Savoia Carlo III, alleato con l’imperatore Carlo V. Nel 1548 finisce il marchesato di Saluzzo per estinzione della dinastia, il territorio viene occupato dal re di Francia Enrico II. Negli anni successivi continua la guerra tra Francia e Savoia, con alterne vicende, fino al trattato di Lione del 1601, in base al quale il marchesato viene definitivamente annesso ai domini sabaudi.

PILONE VOTIVO RUFFIA (1)Autore degli affreschi: Secondo Rosalba Amerio i dipinti sono “opera di pittore piemontese, dotato di buona cultura, abilità tecnica ed entrato ormai nell’orbita rinascimentale per l’ampliarsi delle proporzioni delle figure, per lo studio della prospettiva, per l’inquadratura equilibrata della composizione”.
Databili fra il primo e il secondo quarto del XVI secolo, presentano stretti rapporti con l’arte di Oddone Pascale, specie con la sua pala di Staffarda (datata 1531) e più ancora con quella di San Giovanni di Saluzzo (datata 1535). Nelle piccole scene in alto con il San Giorgio e il Giudizio si nota una maggiore intromissione di elementi narrativi e decorativi, di maggior movimento quale si ritrova in tutte le piccole composizioni delle opere di Oddone Pascale.

ruffia pilone restauratoStato di conservazione del pilone:
Lo stato era molto degradato, ma nel 2012-2013 è stato completamente restaurato nella muratura, nella copertura e sono state risanate le fondazioni per eliminare l’umidità di risalita che ha danneggiato la parte inferiore degli affreschi. Lo spazio attorno al pilone è stato riallestito.
Sotto diretta sorveglianza e indicazioni delle competenti Soprintendenze, la pellicola pittorica è stata consolidata e poi fissata; dopo accurata ripulitura, si è proceduto all’integrazione delle lacune di intonaco presenti all’interno della superficie affrescata e poi all’integrazione pittorica a tono e/o a sottotono con colori ad acquerello e aggiunta di legante per esterni e stesura finale di protettivo idrorepellente.

Bibliografia:

– VACCHETTA G., Ruffia ieri, ediz. a cura del comune di Cuffia, Banca CRS, Fondazione CRS-Cassa di Risparmio Savigliano
– R. AMERIO, Affreschi e dipinti cinque e seicenteschi nel saluzzese, in Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e di Belle Arti, nuova serie, anni XIV-XV-1960-1961.
– BAIOCCO S., Oddone Pascale e l’eredità di Gandolfino da Roreto nel Piemonte meridionale, in Intorno a Macrino d’Alba. Aspetti e problemi di cultura figurativa del Rinascimento in Piemonte. Atti della Giornata di studi, Alba… 2001, Savigliano 2002, pp. 103-116
– GAKANTE GARRONE G., Attorno a una Madonna. Il restauro degli affreschi dedicati a s. Giovanni Evangelista a Centallo, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 1994, vol. 111, p. 26 n. 11

Internet:
http://studiobrunettiarchitettura.com/architettura/pilone-votivo-di-ruffia-cn.html (per il restauro)

Immagini: https://mapio.net/

REVELLO (Cn). Collegiata, Polittico della Ss. Trinita’, di Oddone Pascale.

revello collegiataSecondo altare a sinistra entrando in chiesa: Altare della SS. Trinità
Possiede una stipe eseguita circa il 1900 in marmi bianchi su cui poggia uno scenografico polittico dipinto da Oddone Pascale, in ‘pendant’ all’altro della cappella di S. Croce.
La macchina d’altare di questo polittico si è conservata molto bene nel corso dei secoli e consente di valutare l’evoluzione del gusto che si verificò in queste terre nel breve arco di pochi decenni: alle gracili cornici gotiche dei polittici dipinti da Hans Clemer a cavallo degli anni di fine quattrocento inizio cinquecento, Oddone Pascale oppone agli inizi del quarto decennio del ‘500 le fastose pilastrature scanalate e le balaustrate a doppio rigonfiamento sovraccariche di orpelli e di dorature.
Il polittico della SS.Trinità è datato 1541. Nella predella di base l’artista ha inteso rappresentare il Purgatorio e la liberazione delle anime da parte degli angeli, soggetto assai inusuale in territorio saluzzese.
Oddone Pascale - Polittico della Trinità - le anime purganti - lato dx del pannello centraleOddone Pascale l’ha immaginato come un luogo arido in cui le anime si purificano stando immerse in lingue di fuoco e che, a pena scontata, sono condotte da angeli psicopompi in un terreno più fresco, ed in ambiente luminoso, al quale si giunge attraverso una scala ed una porta aperta.
Oddone Pascale - Polittico della Trinità - le anime purganti - lato sx del pannello centraleSu un disegno netto ed accurato, l’artista saviglianese ha steso pennellature sicure di colori tersi il cui tono risalta sulle masse più scure, evidenziando in tal modo il contrasto tra l’arida fosca della mole del monte, la sensazione di arsura data dal fuoco in cui sono immersi i purganti, e la luminosità, la verde freschezza della Gerusalemme celeste.
Nella parte destra del quadro stanno, assistite da un angelo con pastorale e turbolo, le nude anime espianti: i loro volti ed i loro atteggiamenti manifestano non tanto sofferenza e tormento per la pena, quanto piuttosto continua supplica di perdono e consapevolezza della futura eterna salvezza. Sullo sfondo, due angeli, percorrendo un’esile passerella, accompagnano, l’uno al luogo d’espiazione, l’altro all’uscita dal Purgatorio, le anime loro affidate. A sinistra, un altro messaggero celeste, con l’abito rosso dell’amore divino che salva (gli altri indossano vesti grigie in segno di penitente umiltà), conduce le anime ormai purificate verso il luminoso e verdeggiante Paradiso, dove si giunge salendo una scale ed oltrepassando una porta.
Il polittico (nove tavole diverse per forma e grandezza) rispecchia nella fastosa struttura, in legno finemente intagliato e con ricche dorature, il modello classico dell’arco di trionfo.
Oddone Pascale - Polittico della Trinità - santa Caterina - predella lato sxAi fianchi della predella, sui plinti che reggono le colonne, sono dipinti i ritratti di santa Apollonia, a destra, e di santa Caterina, in corsetto cremisino e manto verde la prima; in corsetto violaceo e maniche oltremarino con manto rosso la seconda.
Nel ritrarre queste due giovani donne, abbigliate secondo l’alta moda del Rinascimento, Oddone Pascale riesce armoniosamente a fondere la semplicità apparente dell’impostazione, con la fluidità dei pochi colori di base, con il risalto dei volti e delle altre parti scoperte sulle tinte corpose dei panneggiamenti, offrendoci una visione gradevole di aristocratica bellezza. L’oro dei fili sottili, che ornano le stoffe, e della maglia, che dal collo di Caterina scende ramificata al corpetto, dona, colpito dalla luce radente, sommessi sfavillii.
Polittico Pascale Oddone, visione apocalittica dei vegliardiLa grande ancona centinata è dedicata alla visione descritta in Apocalisse, impresa ardua quant’altre mai per un pittore, perché si tratta di tradurre in immagini la descrizione giovannea dell’Empireo. Oddone ha ridotto questa in scala umana, comprensibile, livellata: i ventiquattro vegliardi biancovestiti, in ginocchio sulle nubi del Paradiso mentre alzano le loro coppe nell’adorazione, tolte di capo le corone che cingevano le bianche tempie e messe a lato le arpe della lode perenne; i “quattro esseri viventi” (aquila, vitello, angelo, leone) anch’essi in adorazione delle Persone della SS.Trinità che formano un unico blocco avvolto dalla luce dell’Empireo.
Meno impegnative sono senza dubbio le composizioni del fastigio ove più libero e fresco scorre il pennello, dimostrando padronanza espressiva e delicatezza cromatica, e si rinnova la fresca ‘verve’ dei ritratti sugli zoccoli della predella. Il riquadro di sinistra è dedicato a S. Luigi IX re di Francia, bell’uomo in ricche vesti rinascimentali, con gli attributi del potere e della devozione nelle mani; quello di destra a S.Antonio abate, canuto vegliardo questuante, venerato come protettore degli armenti e come taumaturgo degli appestati. Viene rappresentato come un anziano monaco con lunga e folta barba e capelli bianchi; la mancina regge sottobraccio il libro della sapienza, mentre l’altra mano stringe il lungo bastone con manico a “tau”, a cui sono legate le campanelle del questuante.
La tavola di centro è riservata all’Ascension, soggetto già affrontato dall’artista e realizzato in modo simile sull’interno di un’anta della “macchina d’altare” nella chiesa abbaziale di Staffarda, e nell’ancona della Madonna del Rosario in san Giovanni a Saluzzo, ed è questa una delle prime realizzazioni in pittura di cavalletto che si conosca per mano di pittori locali d’epoca rinascimentale.

Fonte:
Opuscolo La Collegiata di Revello, Associazione A.S.A.R.
AA.VV., La Collegiata di Revello, Cuneo, Aga il Portichetto, 1988.

Vedi presentazione di Marco Invrea: Presentazione Revello Altare della Trinità-copia pdf

Oddone Pascale - Polittico della Trinità

 

 

 

La predella nella sua interezza, vedi:

Pascale Oddone predella Purgatorio600x913

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REVELLO (Cn). Collegiata, Polittico dell’altare di Santa Croce, di Oddone Pascale.

revello collegiataSecondo altare alla destra entrando nella chiesa: Altare di S.Croce.
Polittico dell’altare di S. Croce – insieme opera di Oddone Pascale, la cui “firma” si può leggere sul cartigli di san Mattia, del 1540.
L’intera pala è stata sottoposta a restauro conservativo negli anni ’70 del ‘900, ma rimangono alcuni tratti danneggiati per la perdita del colore. La cornice dorata si interpone fra le figurazioni dipinte e l’osservatore come una scenografia teatrale del Rinascimento, dietro la quale gli attori recitano la parte. Le figurazioni del registro principale non devono essere viste separatamente, ma tutte insieme. In questo modo attorno alla figura del Cristo morto e deposto dalla croce non ruotano solamente le Marie e S. Giovanni (e compianto dalle donne e da due santi) ma l’intero gruppo di santi chiamati dall’offerente il quadro, l’anonimo canonico revellese che, unico, sta inginocchiato in devota orazione in quanto ancora pellegrino su questa terra.
deposizione 1540Oddone Pascale - Polittico della deposizioneIl contrasto fra le sue realistiche fattezze e l’idealizzata perfezione degli altri attori è volutamente accentuato dal pittore in virtù di questi motivi. Dietro di lui stanno i santi Costanzo e Chiaffredo, mentre nell’altra anta laterale sono rappresentati i santi Maurizio e Michele. Gli scomparti superiori del polittico, con Dio Padre sulla scena dell’Annunciazione, ed il paesaggio oltre la crocefissione, si riallacciano anch’essi al teatro, ma a quello medioevale dei Mystères e delle sacre rappresentazioni ove lo scenario era formato da cellule superposate per consentire la rappresentazione simultanea di due o più episodi di quelle monumentali composizioni letterarie.
Nella predella e sulle basi delle colonne, i dodici Apostoli con Gesù al centro; sui cartigli sono scritte parti fondamentali del “Credo”.
Nello scomparto superiore delizioso rabescar di linee e colori tersi nel momento sospeso dell’annuncio a Maria (scena dell’Annunciazione, l’arcangelo Gabriele e la Vergine). Nell’ angelo annunziante sulla sinistra il robusto cromatismo di questo pannello è giocato sul contrasto di colori forti e corposi sul fondo scurissimo, quasi nero. Le decorazioni a fili di perline che ornano la veste dell’angelo rimandano ai dipinti usciti dalla bottega di Defendente Ferrari, cui Oddone Pascale deve molto.

Fonte:
Opuscolo La Collegiata di Revello, Associazione A.S.A.R.
AA.VV., La Collegiata di Revello, Cuneo, Aga il Portichetto, 1988.

Presentazione di Marco Invrea: Presentazione Revello Altare S_Croce-copia pdf

BROSSASCO (Cn). Chiesa di San Rocco, affreschi nell ambito di Oddone Pascale.

Brossasco_a4adf35dc3Situata in periferia del paese (in via Circonvallazione), l’esterno presenta la conformazione tipica della zona, con basso arco di ingresso poi tamponato a portico successivo, è a sua volta affrescato.
La presenza dei Santi legati alla pestilenza, come San Rocco, San Lazzaro e San Giobbe, fa pensare che l’edificio sia servito ad una confraternita di assistenza ai malati.
san roccoCostruzione risalente alla seconda metà del Quattrocento, poiché tutte le pitture che la ornano, sia esternamente che internamente, non possono oltrepassare quest’epoca. La cappella ha un portichetto proteggente l’affresco dell’Annunciazione in facciata, di autore anonimo. Altra sua opera di analogo soggetto è presente nella facciata della casa Salamitto a Piasco, datata 1534.
Le pitture che ornano le due pareti esterne sono invece di altro autore.
Queste rappresentano:
– nel fianco sinistro, una scena alludente ai tormenti dell’Inferno: Lazzaro con un campanello formato da tre lastrine metalliche (nel Medioevo obbligatorio per gli appestati onde segnalare la presenza all’ingrosso d’un paese) e S. Bernardo da Mentona con un diavolo incatenato ai piedi.
– nel fianco destro: S. Cristoforo traghettante Gesù fanciullo, Giobbe sul letamaio, un puttino ignudo (molto sbiadito) e una figura frammentata.
san rocco 2Conserva all’interno un notevole ciclo di affreschi databili intorno al 1530, collocabili nell’ambiato di Oddone Pascale, che illustrano la leggenda di San Rocco.
Lavoro interessante, condotto con la tecnica della grisaglia e di sciolta mano in qualche riquadro. Alcune parti sono rilevate in rosso e sanguigna.
La volta a crociera conica è decorata con quattro storie della vita di S. Rocco, una per ogni unghia. Le costolature sono rilevate da larghe fasce decorative a raffaellesche, su fondo ocra gialla, di ottima fattura e spiccato cromatismo.
Le figure che popolano le scene della vita di S. Rocco sono un po’ leziose, ma ben delineate ed inserite in ambienti urbani con vedute prospettiche a volte ardite. L’uso delle ombre portate è fatto nuovo nella pittura saluzzese e fa orientare di conseguenza la datazione dell’opera al secondo quarto del XVI secolo, in sintonia con la datazione dell’affresco di Casa Salamitto a Piasco (1534) seppure si tratta di un altro pittore. La proposta di datazione suddetta trova conferma anche dall’abbigliamento dei personaggi. Analogie stilistiche pregnanti con i freschi della cappella di S. Giovanni Evangelista di Centallo, ma si esclude doversi trattare d’un medesimo artista.
La cappella, essendo addossata ad un rialzo di terreno che ha tendenza agli smottamenti, è perennemente in stato di pericolo. La vicinanza della massa terrosa influisce inoltre sulla sanità dell’intonaco dipinto.

Vedi allegata storia di Brossasco: Relazione Storica di Brossasco a

Galleria Fotografica: Brossasco Cappella di San Rocco

REVELLO (Cn). Abbazia di Staffarda, Polittico dell’altar maggiore, di Oddone Pascale.

Pascale-Oddone-687x1024Sull’altare maggiore dell’Abbazia di Staffarda spicca l’arredo più significativo dell’Abbazia: un polittico a valve eseguito da Oddone Pascale fra il 1531 ed il 1535, in legno dipinto e dorato. Esso venne commissionato dall’abate di Staffarda, Ludovico di Saluzzo.
Il dipinto è firmato e datato “Odonus Paschalis D. Trinitate Saviliani 1531” nel tondo a capo del sarcofago. Interessante ed originale è la parte centrale che presenta un intero ciclo di piccole statue sacre finemente intagliate nel legno, rappresentante otto scene del Nuovo Testamento.
I battenti, dipinti su entrambe le facce, rappresentano l’Incoronazione della Vergine, la Resurrezione, l’Ascensione di Gesù, la Pentecoste (a valve aperte), San Bernardo, San Benedetto e l’Annunciazione a Maria (a valve chiuse).

La grande macchina d’altare rivela una soluzione di ampio respiro, con grandi ante, predella ed un teatro di sculture lignee policrome, che lascia presumere vi abbia preso parte un intero cantiere. Le storie della Vergine e di Cristo si intrecciano tra pitture e sculture intagliate, creando un teatro di azione animato da gruppi plastici, di notevole scenografia, innovativa per l’epoca e paragonabile quasi a quelle di una salita ad un Sacro Monte.
Nelle scene in rilievo scultoreo (con la vitalità delle sculture, era legato al nuovo verbo dell’espressionismo manierista), nel primo ordine, in basso, l’inizio di ogni “principio”, l’Annunciazione, la sorpresa della Visitazione, i protagonisti della Presentazione al tempio, fino all’Adorazione dei Magi, con il Cristo riconosciuto; nel secondo ordine, le scene al tempio, con la Circoncisione e il Cristo fra i dottori; in alto, la Morte della Vergine.
Nelle ante dipinte le immagini della tradizione: all’esterno l’Annunciazione, San Benedetto e San Bernardo, all’interno l’idea del trionfo celeste, con la Discesa dello Spirito Santo e l’Incoronazione della Vergine, il Cristo risorto e l’Ascensione. Così negli ovali nella predella in basso, con i Fatti della vita della Vergine e di Gesù, in cui spiccano, da sinistra, la nascita e lo sposalizio della Vergine e, dopo immagini che paiono riferirsi alla fuga in Egitto ed al miracolo delle nozze di Cana, il battesimo e la resurrezione di Cristo. Infine, negli ultimi due, altre immagini che paiono riferirsi alla passione di Gesù ed alla spartizione delle sue vesti.
Infine, forse per centrare ancora un pensiero arcaico nell’abbazia saluzzese, a conclusione del retablo centrale, indicato dalla data del 1533 riportata nei basamenti, due enormi ventole con un basamento a colonna fiorita, lavorato con cornici intessute di girali, fiocchi, cornucopie, con inseriti i due Profeti legati al Cristo e alla Vergine, Davide e Isaia.
Altra data, 1531, con la firma, per la parte centrale, quasi a prendere possesso di un risultato che in realtà apparteneva a lui e a un gruppo di scultori tanto diversi. Non a caso, nell’altare di Staffarda, lo sguardo era attratto lungo un itinerario serpentinato. Secondo uno dei paradigmi più originali scoperti dal manierismo, pare essersi dissolto il centro di gravità, affiorando a sorpresa punti di fuga sfaccettati con traiettorie multiple.

Autore: Marco Invrea

Fonte:
Estratto dal testo di Andreina Griseri “Grandi macchine per gli altari-teatro. I grandi altari di Ranverso e Staffarda“ (THEATRUM MAURITIANUM, Viaggio attraverso i beni artistici dell’Ordine Mauriziano, Edizione a cura di Franco Maria Ricci- Ordine Mauriziano, Torino).

Presentazione di Marco Invrea: Presentazione per Staffarda- copia pdf

Immagini delle ante, parte non visibile: